Come professore di Educazione Fisica maschile, dal primo al quarto liceo, la classe - 5 C Liceo Scientifico "G.Alessi" di Perugia - ha avuto il prof. Stelvio Protani (che, insieme alla prof.ssa Sylvie, è stato accompagnatore nella gita a Praga del 1973). Con il prof. Protani si faceva "ginnastica" ad alto livello, anche attività non previste per i più giovani, come pesi, attrezzistica, etc. Ma tale attività era volontaria, per cui quelli che la facevano - la stragrande maggioranza - si impegnavano a fondo. Si poteva fare attività con qualsiasi tenuta (tuta, pantaloncini, jeans, ...), purché muniti di scarpe da ginnastica.
In quinto (a.s. 1973/74) è subentrato il prof. Bartolacci, immediatamente soprannominato "Brisciola", marchigiano (delle Marche, N.d.R.), che subito ha tenuto a precisare che con lui, che proveniva dall'Esercito, la "musica sarebbe cambiata": basta anarchia e democrazia, ora sarebbe subentrata la "disciplina".

Il primo provvedimento è stato l'obbligo di fare lezione con i pantaloncini corti. Mauro ha obiettato dicendo che lui ce li aveva solo a fiori, al che il professore ha detto che non importava, sarebbero andati bene comunque. All'insistenza dei ragazzi che dicevano di averli solo con le bretelle o con le frange ha risposto che andavano bene tutti, purché corti.
A questo punto è stata coinvolta Emanuela che, dopo aver acquistato la stoffa di cotone (da Fabbri, in Via Oberdan, a 600£ al metro) e lavorato due interi giorni, ha confezionato quattro pantaloncini a fiori, con cuoricini, frange e bretelle variopinte.
I ragazzi - Alfio, Claudio M, Mauro e Pio - muniti di tale tenuta ginnica si sono quindi presentati alla successiva lezione di Educazione Fisica e il prof., vedendoli, ha dato in escandescenze, urlando frasi sconnesse - del tipo "ma che, siete a Saint Tropez ?" - e improperi vari. I ragazzi, imperterriti, hanno risposto che il professore aveva autorizzato "qualsiasi tipo di pantaloncini, purché corti". Nota sul registro, dal Preside!

La vivacità dei ragazzi infastidiva visibilmente il professore che voleva imporre la disciplina, la qual cosa stimolava i ragazzi che cercavano sempre nuove forme espressive. Una volta, mentre alcuni stavano facendo lezione in palestra (la ex cappella del Monastero) Claudio M, Pio, i "gemellini" Claudio e Carlo (e altri) prendono le scarpe dei compagni e le dispongono in una lunga "processione" che, partendo dalla palestra, risalendo le scale e attraversando il corridoio del primo piano,  arrivava di fronte alla presidenza.

Nota sul registro, dal preside!

La pazienza del professore era messa a così dura prova che più volte ha minacciato Claudio M di regolare i conti con lui "fuori da scuola".
La prima volta è stata quando Claudio, che insisteva per fare educazione fisica insieme alle ragazze sostenendo che «il prof.Stelvio Protani ce lo lasciava fare», ha replicato al categorico «c'è chi ve lo lascia fare e chi no» di "Brisciola" con un lapidario «c'è a chi piacciono le donne e a chi no!».

Nell'estate del 1979, cinque anni dopo la "maturità", Alfio e Claudio M, a cavallo della Vespa Piaggio 200 di Alfio, decidono di andare a fare le "guide volontarie" al Parco Nazionale d'Abruzzo, a Pescasseroli. Quindici giorni a "pane e acqua" e "pomodorate" (non era previsto alcun compenso, solo l'alloggio), sveglia alle cinque del mattino e via sui sentieri dei monti del Parco ad accompagnare i turisti a vedere i camosci (e a evitare che tirassero sassi addosso ai poveri animali).

Al ritorno, dopo una pausa di una settimana, i nostri - Alfio e Claudio M - ripartono, sempre in sella alla Vespa di Alfio, per andare a trovare due ragazze che facevano le maestrine alla colonia marina infantile "Stella Maris" di Senigallia. Pochissimi soldi (giusto per la "miscela" per la Vespa), "on the road", pranzi e cene come capitava, notti all'aperto, sui prati, dentro un provvidenziale sacco a pelo.

Arrivati a Senigallia di mattina, dovendo aspettare le ragazze che avevano la libera uscita solo di pomeriggio, vanno sul prato del fossato del Castello  (la Rocca di Giovanni della Rovere) e, tanto per ammazzare il tempo, come due scemi, si mettono a scalarne le mura. Arrivati a quattro-cinque metri di altezza sentono una voce lamentosa esclamare: "non ci posso credere! Non è possibile! Anche qui vi trovo? Ma che cosa ho fatto di male?"
Era il prof. "Brisciola" che dal basso li stava guardando allibito.
Immediate le manifestazioni di giubilo dei due - "profesoro..", "profesorino...", "Brisciola..." - che subito scendono ad abbracciare il prof. affranto e incredulo (ma, nonostante tutto, contento dell'inaspettato incontro con i suoi due studenti scavezzacollo).

NB: "profesoro" e "profesorino" sono, probabilmente, le sole reminiscenze dell'unica lezione di Esperanto fatta dalla classe:
"profesoro" = professore, "profesorino" = professoressa.

  

by Claudio Maccherani, 2012